Sulla rotta dei migranti si moltiplicano i segnali d'allerta per la salute pubblica: a Siculiana è stato segnalato un caso di meningite. Ma le procedure di contenimento hanno funzionato e il piano di contingenza per le malattie infettive per i rischi connessi alle migrazioni ha retto.
Così, il lavoro congiunto tra responsabili della salute in Sicilia e Oms ha superato il primo banco di prova, sciogliendo la crisi di ieri pomeriggio, quando nel centro per migranti è stato individuato un sospetto caso di meningite. Gran parte dei protocolli operativi – hanno ricordato i funzionari Oms – derivano dalla competenza mostrata dalla Sanità siciliana nel gestire questi rischi.
Ed ora tocca far fronte per il primo caso “ufficiale” di meningite. Ad accusare i sintomi della malattia è un ragazzo proveniente dal Mali e raccolto dalle pattuglie di Mare Nostrum nello sbarco dello scorso 11 giugno. Il ragazzo era stato trasferito nel centro di Siculiana. In poche ore, la task force della Regione ha provveduto al prelievo del liquido spinale e della sua analisi ed ha realizzato una campagna di profilassi somministrando a tutti i migranti ospiti a Siculiana e al personale impegnato nel controllo di quel sito, la dose di antibiotico necessario a contrastare il possibile contagio.
Dai primi esami – spiegano dagli uffici della Sanità siciliana – sul paziente, si esclude la proliferazione batterica da meningocco, e il soggetto potrebbe essere stato colpito da meningite tubercolare, una malattia a basso rischio per la salute pubblica. Il giovane migrante è ricoverato nel centro malattie infettive dell’Ospedale di Enna. Tutto sotto controllo, ma dall’assessorato alla Salute fanno notare come la gestione di queste criticità dovrebbe prevedere un coinvolgimento diretto ed immediato delle strutture regionali.
"Il caso è stato segnalato ai nostri uffici dal Viminale e dal Ministero della Salute – spiegano da Piazza Ziino – perché i centri dove vengono ospitati i migranti sono a tenuta stagna, chiusi in modo ermetico. Siamo stati allertati soltanto dopo che il governo nazionale ha compreso la serietà del problema e ci ha chiesto di intervenire. Per le regole attuali, infatti, non possiamo intervenire immediatamente e per entrare nei centri dobbiamo chiedere il permesso. E’ un errore, perché questa prassi fa perdere tempo prezioso nella gestione delle emergenze".
Via | LiveSicilia.it
Così, il lavoro congiunto tra responsabili della salute in Sicilia e Oms ha superato il primo banco di prova, sciogliendo la crisi di ieri pomeriggio, quando nel centro per migranti è stato individuato un sospetto caso di meningite. Gran parte dei protocolli operativi – hanno ricordato i funzionari Oms – derivano dalla competenza mostrata dalla Sanità siciliana nel gestire questi rischi.
Ed ora tocca far fronte per il primo caso “ufficiale” di meningite. Ad accusare i sintomi della malattia è un ragazzo proveniente dal Mali e raccolto dalle pattuglie di Mare Nostrum nello sbarco dello scorso 11 giugno. Il ragazzo era stato trasferito nel centro di Siculiana. In poche ore, la task force della Regione ha provveduto al prelievo del liquido spinale e della sua analisi ed ha realizzato una campagna di profilassi somministrando a tutti i migranti ospiti a Siculiana e al personale impegnato nel controllo di quel sito, la dose di antibiotico necessario a contrastare il possibile contagio.
Dai primi esami – spiegano dagli uffici della Sanità siciliana – sul paziente, si esclude la proliferazione batterica da meningocco, e il soggetto potrebbe essere stato colpito da meningite tubercolare, una malattia a basso rischio per la salute pubblica. Il giovane migrante è ricoverato nel centro malattie infettive dell’Ospedale di Enna. Tutto sotto controllo, ma dall’assessorato alla Salute fanno notare come la gestione di queste criticità dovrebbe prevedere un coinvolgimento diretto ed immediato delle strutture regionali.
"Il caso è stato segnalato ai nostri uffici dal Viminale e dal Ministero della Salute – spiegano da Piazza Ziino – perché i centri dove vengono ospitati i migranti sono a tenuta stagna, chiusi in modo ermetico. Siamo stati allertati soltanto dopo che il governo nazionale ha compreso la serietà del problema e ci ha chiesto di intervenire. Per le regole attuali, infatti, non possiamo intervenire immediatamente e per entrare nei centri dobbiamo chiedere il permesso. E’ un errore, perché questa prassi fa perdere tempo prezioso nella gestione delle emergenze".
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